Incontrare nelle scuole i ragazzi delle secondarie di secondo grado, una sfida stimolante.

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Nel 2014 da un team affiatato di Professional Organizers, nacque l’idea di dar vita ad un progetto che portasse nelle scuole una “nuova materia” legata allo sviluppo delle abilità organizzative. Inizialmente ci è sembrò naturale partire dalle classi primarie, e il progetto prese il nome di “Educare all’Organizzazione, la lingua organizzativa appresa fin da piccoli”, era solo l’inizio.

Come tutte le cose belle, che prendono vita da una forte sinergia tra professionisti, il susseguirsi di propositi, eventi ed incontri ha dato largo respiro alla nostra idea iniziale, capimmo quanto Il progetto fosse la risposta alle “esigenze brucianti” di tante figure legate al “mondo educativo”, che sentono la mancanza di linee guida per aiutare bambini, ragazzi ed adulti ad organizzarsi meglio.
Con il tempo, la nostra attenzione si è rivolta non solo alle classi primarie, ma anche alle secondarie di primo e secondo grado, oltre che ai docenti, educatori legati al mondo ludico e sportivo, tutor DSA e genitori, e da poco ci hanno contattato anche le Università!
Oggi il progetto prende il nome di “Educare all’organizzazione” per racchiudere tutte queste realtà cosi diverse tra loro ma legate da una stessa idea: grazie all’organizzazione personale, competenza preziosa per vivere con serenità e pienezza ogni momento della vita, le persone possono essere migliori, più realizzate e più felici.

L’esperienza insegna sempre, e la bellezza di questa splendida avventura sta nel fatto che ogni incontro è diverso dall’altro. Ogni percorso regala emozioni e relazioni umane distinte; lo scambio con docenti o genitori è altra cosa da quello con bambini delle primarie o ragazzi delle classi di secondaria di primo e secondo grado.
Ad ogni evento si conferma la validità dei contenuti proposti e si rinnova l’entusiasmo e la voglia di far crescere la nostra iniziativa.

Ho incontrato personalmente gli studenti del “Liceo ginnasio statale Tacito di Roma”, ragazzi di prima e quarta liceo, rispettivamente, 14 e 17 anni circa, due mondi già diversi tra loro. È stata una nuova sfida e al contempo un’esperienza entusiasmante, a quell’età non fanno sconti, se hanno delle perplessità le esprimono in modo diretto, senza mezze misure, richiedono risposte puntuali alle loro domande, vogliono conoscere le fonti e accertarsi che i contenuti proposti abbiano solide basi. L’età adolescenziale, per quanto delicata e ribelle al tempo stesso può restituire molto, riscontrare nei ragazzi sguardi interessati, sorrisi spontanei e la richiesta di dare continuità agli incontri mi ha riempito di grande soddisfazione, mi ha permesso di riconoscere in me stessa una nuova passione rivolgendomi a questa fascia di età così complessa.

Come Professional Organizers, sappiamo quanto sia importante il tono della nostra comunicazione, per essere certi che il messaggio sia recepito al meglio. Dobbiamo essere in grado di entrare in sintonia ed empatia con chi abbiamo davanti e parlare una lingua che possa essere amata, compresa e fatta propria.

Per quanto crediamo che la “materia organizzazione” sia opportuno apprenderla fin da piccoli, per essere assimilata senza alcuno sforzo, abbiamo accolto con altrettanto trasporto la sfida con l’età adolescenziale. Lo stile di vita che conduciamo ci mette a dura prova: ritmi frenetici, calo della concentrazione, incapacità di rallentare, fagocitati dal mondo digitale che non sappiamo gestire al meglio, tutto a discapito anche dello studio.
I ragazzi hanno bisogno, quanto gli adulti, di strumenti e strategie per affrontare il quotidiano senza stress, con maggior soddisfazione ed un buon livello di produttività. Essendo più formati (in questo al pari degli adulti) modificare abitudini sbagliate può risultare più difficile, ma chi riconosce nelle nostre parole un’opportunità risponde con curiosità e voglia di mettersi in gioco.

Alla fine di ogni percorso, aspetto con curiosità le loro valutazioni, per una volta sono i ragazzi a dare il voto all’adulto: ogni promessa va mantenuta! Numerose volte mi sono commossa, perché lavorare nelle scuole è come lavorare sul nostro futuro e i ragazzi sono un futuro tutto da scoprire!

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